La sentenza del Consiglio di Stato, respingendo il ricorso, ha sostanzialmente confermato l’analisi della vicenda solo dal punto di vista della procedura adottata, come aveva fatto del resto anche il T.A.R..
Abbiamo sperato di trovare qualcuno che valutasse la questione nel suo insieme e quindi anche sotto il profilo ambientale, ma non è avvenuto e ne prendiamo atto, ma siamo certi, per fare solo un esempio, che quanto dichiarato nella sentenza “le deduzioni delle parti appellanti in ordine alla funzione di “filtro ecologico” delle aree pubbliche cedute in compensazione si rivelano generiche e in quanto tali inammissibili” sia compreso meglio, nella sua importanza, dai cittadini di Paderno Dugnano più che dai giudici romani.
Non possiamo, comunque, non ribadire che:
- cementificare in un’area naturale importante è da irresponsabili.
- avere applicato lo stesso indice di perequazione definito per tutte le aree edificabili del Comune anche alle porzioni di terreno collocate in un’area in cui, per la presenza del rischio Torrente Seveso, non era consentita la costruzione di box interrati o cantine, è stata definita dalla passata Amministrazione un’operazione di equità. Si è aumentata la volumetria, da 2800 mc a 14.734mc, per poi trasferirla in un’area naturale meravigliosa, con funzione di filtro ecologico (dato il traffico locale, destinato oltretutto ad aumentare e la vicinanza della Rho Monza), con l’obiettivo ci è stato detto di dotare Paderno Dugnano di 2 parchi.
Però, quando si costruiscono 3 palazzine, parcheggi, strada di accesso e pista ciclabile, in un’area naturale, un parco si perde (anche se qualcuno ha sempre sostenuto trattarsi di un’area incolta, che in realtà è un vero parco naturale). Il parco di via Gorizia esisteva anche prima (molto malridotto e trascurato sotto la gestione precedente). Le aree sotto il campanile, se si avesse avuto veramente a cuore il parco del Seveso e viste le particolari condizioni e limitazioni citate sopra, non avrebbero dovuto essere coinvolte nell’aumento di volumetria generalizzata e avrebbero potuto essere oggetto di trattativa per la loro acquisizione. Oppure chi avesse voluto comunque edificare, sia pure con tutte le limitazioni e rischi del caso, avrebbe potuto farlo; si sarebbe un po’ ridotta la superficie complessiva a disposizione, ma il Parco del Seveso avrebbe visto ugualmente la sua realizzazione. E dunque la storia dei due parchi?
Via libera, quindi, ai palazzinari? La sentenza del Consiglio di Stato ci conferma tra le righe che la questione è di scelta politica. Non è cosa nuova, lo abbiamo sempre sostenuto anche noi. Abbiamo prestato attenzione a tutte le opzioni possibili, anche sotto il profilo legale, per opporsi e, purtroppo, è andata male. Ma siccome è un problema politico, non possiamo non chiederci, a questo punto, se è tutto finito o c’è ancora qualcosa che l’attuale Amministrazione può fare, prima delle ormai vicine nuove elezioni, considerando che la soluzione della vicenda RE3 era uno dei punti all’ordine del giorno della sua agenda politica.
Nei link sottostanti, per chi vuole, ci sono i vari passaggi della vicenda: