Dopo l’approvazione nel 2018 del pacchetto europeo sull’economia circolare, a maggio 2019, il ministro dell’ Ambiente Costa firma il decreto “End of waste” per il riciclo dei PAP, i prodotti assorbenti della persona come i pannolini, che impedirà a centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti di finire in discarica o all’inceneritore, consentendo il recupero di 350 Kg di cellulosa e 150 Kg di plastica per ogni tonnellata.
Il termine “End of Waste” usato per definire il decreto approvato, significa letteralmente “cessazione della qualifica di rifiuto”. In pratica, un rifiuto cessa di essere tale nel momento in cui viene sottoposto ad un processo di recupero che soddisfa i seguenti criteri:
- la sostanza ricavata è comunemente utilizzata per scopi scientifici
- ha un proprio mercato
- rispetta la normativa e gli standard vigenti
- il suo utilizzo non comporta impatti negativi sull’ambiente o sulla salute umana.
Ora bisogna approvare anche gli altri decreti e attuare quanto previsto dalla normativa sul Green public procurement (Gpp) i cui obblighi sono disattesi ancora dal 30% delle Amministrazioni comunali, come dimostra un’indagine del 2018 dell’Osservatorio appalti verdi di Legambiente.
L’ITALIA PUO’ ANCORA CRESCERE SUL FRONTE VIRTUOSO DEL RICICLO, MA OCCORRE RIMUOVERE ALCUNI OSTACOLI.
Dalla produzione di rifiuti che in Italia è ancora alta alla raccolta differenziata, su cui ci sono forti differenze tra Nord e Sud, primo passo per eliminare i vecchi sistemi di smaltimento e cioè la discarica e l’incenerimento.
In termini generali occorre aumentare ulteriormente il livello della qualità della raccolta e della differenziazione dei rifiuti. Una condizione necessaria per far si che la qualità del materiale trasferito negli impianti di trattamento sia tale da consentirne un’alta percentuale di recupero.
Per raggiungere i nuovi obiettivi di riciclo dettati dalla normativa europea occorre un’adeguata rete impiantistica che in Italia risulta essere alquanto carente con il conseguente continuo trasferimento dei rifiuti raccolti fuori dai confini regionali e a volte anche nazionali.
Occorre, infine, un buon sistema normativo di controllo che supporti le operazioni di gestione e riciclo dei rifiuti per garantire la indispensabile trasparenza del percorso e l’impiego della materia prima seconda ottenuta.
Le cosiddette materie prime seconde sono costituite da materiale di scarto della lavorazione delle materie prime (sfridi) oppure da materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio dei rifiuti che, opportunamente trattati, permettono di ottenere un materiale praticamente uguale a quello da estrarre, rispettando l’ambiente ed evitando di attingere ulteriormente alle materie prime oramai limitate.
Sul tema dei rifiuti il nostro Circolo promuove da sempre campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e di educazione ambientale in collaborazione con le scuole del territorio.
I rifiuti sono risorse a cui assegnare una seconda vita.