PREMIO VOLONTARIATO 2019: LEGAMBIENTE PREMIATA NELLA SEZIONE AMBIENTE

  • Prima edizione del Premio al volontariato 2019

Legambiente tra le quattro associazioni premiate ieri al Senato dalla Presidente Casellati

 Il presidente dell’associazione Stefano Ciafani: “Orgogliosi di ricevere questo premio per i nostri 100mila volontari impegnati in tutto il Paese”

Legambiente, insieme a Cometa, Avsi e Lega del Filo d’oro, è tra le quattro associazioni che sono state premiate ieri  al Senato dalla Presidente Elisabetta Casellati nell’ambito della prima edizione del Premio al volontariato 2019. L’associazione ambientalista è stata premiata nella sezione ambiente con la seguente motivazione: per l’impegno profuso nella sensibilizzazione alle tematiche ambientali attraverso attività di educazione, formazione e partecipazione attiva in progetti concreti e diffusi capillarmente sul territorio.

“Siamo orgogliosi e felici di ricevere oggi questo premio dal Presidente del Senato Elisabetta Casellati. L’Italia – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – non è solo il Belpaese dei beni culturali, delle bellezze paesaggistiche, del made in Italy dell’agroalimentare e dell’industria innovativa, ma anche il Belpaese che vede ogni giorno milioni di volontari impegnarsi in prima persona, spesso in silenzio ma con grande energia, passione e determinazione, per rendere più bello, pulito, accogliente e giusto il nostro Paese. Le associazioni e le Ong sono un patrimonio inestimabile che va curato e coccolato e non osteggiato e il premio che ha istituito il Senato della Repubblica va giustamente in questa direzione. Il volontariato ambientale è un ingrediente fondamentale per prendersi cura del territorio, rafforzando quel senso di comunità che è condizione indispensabile per sentirsene responsabili. È questo concetto – continua Ciafani – è uno dei motori della nostra associazione che da ben 39 anni è attiva su tutto il territorio con iniziative e campagne di cittadinanza attiva e volontariato ambientale, richiamando ogni anno volontari dal Nord al Sud della Penisola come dimostra il successo consolidato di campagne storiche come Puliamo il mondo o Spiagge e Fondali puliti o di progetti come VolontariXNatura, pensato per coinvolgere in modo attivo le nuove generazioni nella tutela dell’ambiente. Ma Legambiente è anche in prima linea nelle attività di citizen science, di informazione e sensibilizzazione sui temi ambientali, nel realizzare puntuali monitoraggi scientifici come accade con Goletta Verde, Goletta dei Laghi e il Treno Verde, ed ha squadre di protezione civile specializzate nella salvaguardia del patrimonio artistico con volontari che hanno contribuito a portare assistenza e solidarietà alla popolazione e sono intervenuti, oltre che nei luoghi colpiti dai terremoti del Molise e l’Aquila, anche in quelli feriti nel 2016 dal sisma del Centro Italia lavorando senza sosta per la messa in sicurezza dei beni culturali e sono stati ribattezzati ‘gli angeli dell’arte’. La nostra capacità di mobilitazione è solida, capillare, unica e preziosa ed è l’elemento che ha fatto crescere l’associazione, la sua credibilità e la sua base associativa grazie alla sua rete territoriale composta da regionali e circoli, e dedichiamo questo importante premio ai nostri 100mila volontari impegnati in tutto il Paese”.

“Oggi più che mai – conclude Ciafani – il volontariato ambientale insieme al coinvolgimento dei giovani, che con Greta Thunberg stanno chiedendo ai grandi della Terra azioni concrete per il clima, è un elemento indispensabile per far crescere e migliorare il Paese che deve ascoltare e coinvolgere sempre di più il mondo associativo del terzo settore e i tanti volontari che si rimboccano le maniche. Di questo tema parleremo anche al nostro XI Congresso nazionale, dal titolo Il tempo del Coraggio, in programma dal 22 al 24 novembre a Napoli, dove insieme a oltre 800 delegati ed ospiti esterni affronteremo e discuteremo  di cinque temi chiave: clima ed energia, partecipazione dei giovani, la lotta alle disuguaglianze e alle ecomafie, l’importanza dell’economia civile e circolare”.

Plastica, alberi e bellezza.

All’interno del Progetto D(I)RITTI AL FUTUROChora -associazione culturale milanese per la tutela e valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali- ha il piacere di invitare i cittadini  ad una  serata all’insegna della cultura, dell’ambiente e della partecipazione

Il programma:

– ore 21: proiezione del documentario “PLASTIC RIVER“, vincitore di diversi festival tra cui Atlanta e Roma;

Plastic River è un documentario incentrato sull’impegno annuale di un ragazzo milanese, che a bordo del suo kayak risale i laghi e fiumi lombardi ripulendoli dai sempre più frequenti rifiuti di plastica.
L’ intento in questo viaggio è quello di valorizzare la bellezza dei luoghi presentandola in antitesi agli scorci di degrado che il problema plastica e il disimpegno ambientale hanno contribuito a creare, stimolando una presa di coscienza dello spettatore”.

 – ore 21.30: discussione con il regista Manuel Camia Filmaker, sul tema inquinamento da plastica nella Regione Lombardia e introduzione al nuovo progetto “MONTAGNE DI PLASTICA” insieme ai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano.

– ore 22: Presentazione del libro “GUARDALI. IL MIO VIAGGIO TRA RADICI E CIELO,” ad opera del fotografo Gianni Biffi, nel quale i testi poetici di Chiara Lopresti accompagnano le immagini suggestive ma realissime, creando ritmo e armonia. A questo volume è legata la proposta di un concorso rivolto alle scuole del territorio.

Appuntamento 6/11 – Area Metropolis 2.0- Via Oslavia 8- Paderno Dugnano

Ingresso libero

ECOMAFIA 2019. LE STORIE E I NUMERI DELLA CRIMINALITÀ AMBIENTALE IN ITALIA

Ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, filiera agroalimentare e racket degli animali. Ecco i settori prediletti dalla mano criminale.

Da Legambiente Nazionale:


4 LUGLIO 2019

Nel 2018 impennata dei reati nel ciclo del cemento e nell’agroalimentare.  In aumento anche quelli nel settore dei rifiuti e contro gli animali. Il business dell’ecomafia cresce ancora e raggiunge quota 16,6 miliardi di euro. 368 il numero dei clan censiti da Legambiente.

Campania in testa alla classifica regionale per numero di reati ambientali Napoli, Roma e Bari le province con il più alto numero di illeciti 100 le inchieste per corruzione rilevate dal 2018 allo scorso maggio in tutta Italia.

Buone notizie: si conferma la validità della legge sugli ecoreati. Nel 2018 usata per 1.108 volte e applicata in 88 casi di disastro ambientale. Archeomafie, recuperati oltre 43mila reperti archeologici.

 Legambiente: “Basta concentrarsi solo sulla presunta emergenza migranti: le vere minacce all’ambiente, alla salute e all’economia sana diventino priorità nell’agenda politica del Paese”.

Nella Penisola continua l’attacco di ecocriminali ed ecomafiosi nei confronti dell’ambiente: ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, filiera agroalimentare e racket degli animali sono nel 2018 i settori prediletti dalla mano criminale che continua a fare super affari d’oro. A parlar chiaro sono anche quest’anno i dati di Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia raccolti da Legambiente nel suo report annuale dedicato alle illegalità ambientali. Nel 2018 cala, seppur di poco, il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente che passa dagli oltre 30mila illeciti registrati nel 2017 ai 28.137 reati (più di 3,2 ogni ora) accertati lo scorso anno, soprattutto a causa della netta flessione, fortunatamente, degli incendi boschivi (-67% nel 2018) e in parte alla riduzione dei furti di beni culturali (-6,3%). Diminuiscono inoltre le persone denunciate – 35.104 contro le oltre 39mila del 2017 – così come quelle arrestate, 252 contro i 538 del 2017, e i sequestri effettuati – 10mila contro gli 11.027 del 2017. L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro2,5 in più rispetto all’anno precedente e che vede tra i protagonisti ben 368 clan, censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia. Videoclip Ecomafia 2019 

Sul fronte dei singoli illeciti ambientali, nel 2018 aumentano sia quelli legati al ciclo illegale dei rifiuti che si avvicinano alla soglia degli 8mila (quasi 22 al giorno) sia quelli del cemento selvaggio che nel 2018 registrano un’impennata toccando quota 6.578, con una crescita del +68% (contro i 3.908 reati del 2017). Un incremento che si spiega con una novità importante di questa edizione del rapporto Ecomafia: per la prima volta rientrano nel conteggio anche le infrazioni verbalizzate dal Comando carabinieri per la tutela del lavoro, in materia di sicurezza, abusivismo, caporalato nei cantieri e indebita percezione di erogazioni ai danni dello stato, guadagni ottenuti grazie a false attestazioni o missione di informazioni alla Pubblica amministrazione. Nel 2018 lievitano anche le illegalità nel settore agroalimentare, sono ben 44.795, quasi 123 al giorno, le infrazioni ai danni del Mady in Italy (contro le 37mila del 2017) e il fatturato illegale – solo considerando il valore dei prodotti sequestrati – tocca i 1,4 miliardi (con un aumento del 35,6% rispetto all’anno).

In leggera crescita anche i delitti contro gli animali e la fauna selvatica con 7291 reati – circa 20 al giorno – contro i 7mila del 2017. Come già detto, calano invece, grazie a condizioni meteoclimatiche sfavorevoli agli ecocriminali, gli incendi boschivi: un crollo da 6.550 del 2017 ai 2.034 del 2018. Da sottolineare che anche nel 2018 si conferma l’ottima performance della legge 68/2015 sugli ecoreati, che sin dall’inizio della sua entrata in vigore (giugno 2015) sta stando un contributo fondamentale nella lotta agli ecocriminali, con più di mille contestazioni solo nello scorso anno (come si dirà dopo) e un trend in costante crescita (+ 129%).

È quanto emerge in sintesi dal rapporto Ecomafia 2019Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, realizzato da Legambiente grazie anche alla collaborazione di molti soggetti – dalle Forze dell’ordine alle Capitanerie di porto, dalla Corte di Cassazione al Ministero della giustizia, da Ispra e Sistema nazionale protezione ambiente al Cresme, dalla Commissione Ecomafie all’Agenzia delle Dogane, solo per citarne alcuni. Il volume, edito da Edizioni Ambiente e realizzato con il sostegno di Cobat e Novamont, è stato presentato oggi a Roma alla presenza della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, del ministro dell’ambiente Sergio Costa, del Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho e di diversi esponenti del mondo istituzionale e politico.

“Con questa edizione del rapporto Ecomafia e le sue storie di illegalità ambientale – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – vogliamo dare il nostro contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale troppo orientato sulla presunta emergenza migranti e far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni ad esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità. Un tema sul quale in questi mesi il Governo ha risposto facendo l’esatto contrario, approvando il condono edilizio per la ricostruzione post terremoto sull’isola di Ischia e nelle zone del cratere del Centro Italia, e il decreto Sblocca cantieri con cui ha allargato le maglie dei controlli necessari per contrastare infiltrazioni criminali e fenomeni di corruzione. Per fortuna – aggiunge Ciafani – si conferma la validità della legge 68 del 2015, che ha inserito i delitti ambientali nel Codice penale, con buona pace dei suoi detrattori che negli ultimi anni hanno perso voce e argomenti per denigrarla. Risultati che dovrebbero indurre a completare la riforma di civiltà inaugurata con la normativa sugli ecoreati: il nostro auspicio è che il Governo e il Parlamento invertano il prima possibile la rotta intrapresa e abbiano il coraggio di continuare il lavoro che nella scorsa legislatura ha visto approvare il maggior numero di norme ambientali di iniziativa parlamentare della storia repubblicana”.

La Legge 68/2015 sugli ecoreati: nella lotta alla criminalità ambientale, la legge sugli ecoreati continua ad avere un ruolo chiave, sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione. Nel 2018 la legge è stata applicata dalle forze dell’ordine per 1.108 volte, più di tre al giorno, con una crescita pari a +129%. Come gli altri anni, la fattispecie dell’inquinamento ambientale è quella più applicata: 218 contestazioni, con una crescita del 55,7% rispetto all’anno precedente. Aumentano anche i casi di disastro ambientaleapplicato in 88 casi (più che triplicati rispetto all’anno precedente). Completano il quadro le 86contestazioni per il delitto di traffico organizzato di rifiuti, i 15 casi di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, i 6 delitti colposi contro l’ambiente, i 6 di impedimento al controllo e i 2 di omessa bonifica.

 Illegalità ambientali: Tornado ai dati Ecomafia 2019, nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia), lo scorso anno si è concentrato quasi il 45% delle infrazioni, pari a 12.597. Anche quest’anno la Campania domina la classifica regionale delle illegalità ambientali con 3.862 illeciti (14,4% sul totale nazionale), seguita dalla Calabria (3.240) – che registra comunque il numero più alto di arresti, 35 –, la Puglia (2.854) e la Sicilia (2.641). La Toscana è, dopo il Lazio che ha registrato poco più di 2.000 reati, la seconda regione del Centro Italia per numero di reati (1.836), seguita dalla Lombardia, al settimo posto nazionale. La provincia con il numero più alto di illeciti si conferma Napoli (1.360), poi Roma (1.037), Bari (711), Palermo (671) e Avellino (667).

La Campania domina anche la classifica regionale delle illegalità nel ciclo del cemento con 1.169 infrazioni, davanti alla Calabria (789), Puglia (730), Lazio (514) e Sicilia (480). A livello provinciale, guidano la classifica Avellino e Napoli con rispettivamente 408 e 317 infrazioni accertate.

Il fenomeno dell’abusivismo edilizio, soprattutto al Sud, rimane una piaga per il Paese che nel 2018 è stato anche segnato dal vergognoso condono edilizio per Ischia. Anche in questa edizione di Ecomafia emerge che in Italia si continua a costruire abusivamente: secondo il Cresme, nel 2018 il tasso di abusivismo si aggira intorno al 16%, considerando sia le nuove costruzioni sia gli ampliamenti del patrimonio immobiliare esistente. Inoltre secondo i dati del report Abbatti l’abusi, dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio nazionale, al 2018, nel nostro paese è stato abbattuto solo il 19,6% degli immobili colpiti da un ordine di demolizione. Legambiente ricorda che il migliore deterrente contro i nuovi abusi sono le demolizioni.

Sul fronte del traffico illecito dei rifiuti, sono 459 le inchieste condotte e chiuse dalle forze dell’ordine dal febbraio 2002 al 31 maggio 2019 utilizzando il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti. Complessivamente sono state 90 le procure che si sono messe sulle tracce dei trafficanti, portando alla denuncia di 9.027 persone e all’arresto di 2.023, coinvolgendo 1.195 aziende e ben 46 stati esteri. Le tonnellate di rifiuti sequestrate sono state quasi 54 milioni. Tra le tipologie di rifiuti predilette dai trafficanti ci sono i fanghi industriali e i rifiuti speciali contenenti materiali metallici.

La corruzione resta lo strumento principe, il più efficace, per aggirare le regole concepite per tutelare l’ambiente e maturare profitti illeciti. Dal 1° giugno 2018 al 31 maggio 2019 sono ben 100 le inchieste censite da Legambiente e che hanno visto impegnate 36 procure, capaci di denunciare 597 persone e arrestarne 395, eseguendo 143 sequestri. Se nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso se ne sono contate 43, che fanno il 43% sul totale, è il Lazio la regione con il numero più alto di inchieste, 23, seguita da Sicilia (21), Lombardia (12), Campania (9) e Calabria (8). Sempre nel 2018 sono inoltre 23 le Amministrazioni comunali sciolte per mafia, mentre nei primi cinque mesi del 2019 sono state ben 8: Careri (Reggio Calabria; sciolto una prima volta nel 2012), Pachino (Siracusa), San Cataldo (Caltanissetta), Mistretta (Messina), Palizzi (Reggio Calabria), Stilo (Reggio Calabria), Arzano (Napoli; al terzo scioglimento, dopo quelli del 2008 e del 2015) e dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria.

Per quanto riguarda il settore delle archeomafie, lo scorso anno il racket legato alle opere d’arte e ai reperti archeologici ha avuto un andamento altalenante: cala per quanto riguarda i furti (-6,3%) rispetto all’anno precedente, ma il dato più importante è la contrazione dei sequestri effettuati (-77,8%) e quella degli oggetti recuperati (-41%). Considerevole il numero dei controlli, che sono stati 33.028, una media di oltre novanta al giorno. La regione più esposta all’aggressione dell’archeomafia è la Campania, con il 16,6% di opere d’arte rubate, mentre a svettare nel bilancio 2018 del “tesoro recuperato” ci sono i 43.021 reperti archeologici.

Altro fronte, è quello degli shopper illegali. Nell’ultimo anno e mezzo (2018 e primi cinque mesi del 2019), l’Agenzia delle dogane dei monopoli, in collaborazione con Guardia di finanza e Carabinieri, ha lavorato con campagne mirate per fermare i flussi illegali. Il risultato complessivo è stato: 6,4 milioni di borse di plastica illegali sequestrate al porto di La Spezia; 15 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Palermo; 18 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Trieste, solo per citare qualche numero.

Novità di questa edizione è, infine, uno specifico capitolo dedicato al mercato nero dei gas refrigeranti HFC, gas introdotti dal protocollo di Montreal in sostituzione di quelli messi al bando perché lesivi dello strato di ozono (ODS). Come emerge dall’analisi dell’EIA (Environmental Investigation Agency) e dal lavoro degli inquirenti dei paesi membri, una bella fetta di questo mercato internazionale (regolato da un complesso sistema di quote assegnate alle aziende produttrici) è completamente in nero, dove figura anche l’Italia

Le proposte: Nella lotta alle ecomafie e agli ecocriminali, per Legambiente è fondamentale mettere in campo una grande operazione di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68/2018. Tra le altre principali proposte avanzate oggi, l’associazione chiede che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti; che vengano riconosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo – all’interno del Titolo VI bis del Codice penale – un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini. Per aumentare il livello qualitativo dei controlli pubblici serve approvare i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale. Sul fronte agroalimentare, l’associazione chiede che venga ripresa la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato. Inoltre chiede che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni dovrebbe essere gratuito e davvero accessibile. Altrimenti rimane un lusso solo per chi se lo può permettere, e tra costoro non ci sono sicuramente le associazioni e i gruppi di cittadini. Infine Legambiente auspica che il Parlamento istituisca al più presto la Commissione d’inchiesta sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.

Info su: http://noecomafia.it/

Video Ecomafia 2019:

https://www.dropbox.com/s/9cjtd2waihgd7g9/ecomafie_v07_MUSICA_LOGHI.mp4?dl=0

L’ufficio stampa di Legambiente: 349.6546593–347.4126421–339.3945428–0686268353-99

SNIA di Varedo, un “giacimento” di lungo termine…

I video, le foto e le narrazioni, disponibili in Internet, dell’area dismessa dello storico stabilimento sella SNIA di Varedo trasmettono un forte senso di degrado e il conseguente desiderio di un “principe azzurro munito di bacchetta magica” che ci proponga almeno un “rendering” di uno scenario diverso. Ad oggi la ricerca del “principe azzurro” è stata infruttuosa, anche l’ultimo tentativo di un “principe spagnolo” è naufragato e a luglio si rifarà l’asta per la vendita dell’area; nell’asta precedente (settembre 2017) il valore di aggiudicazione (alla società immobiliare spagnola PREDIUM) è stato di 1.200.000 Euro, cioè una miseria, visto che si tratta di circa 430.000 mq di superficie…

La globalizzazione, la crisi finanziaria e la saturazione dei mercati tradizionali sono probabilmente la causa della latitanza di “principi azzurri”, e visto il valore in gioco basterebbe anche un “piccolo principe”, ma non si trova. Questa grande area dismessa non ha alcun “valore” per i “principi” dell’economia lineare che governa il nostro modello di sviluppo.

Il “Report sul divario di circolarità” del Gennaio 2019 prodotto dalla Società di consulenza “Circle Economy” evidenzia i seguenti dati:

L’industria delle costruzioni vale circa il 50% del consumo mondiale di materie prime. Inoltre è responsabile per il 40% di emissioni di CO2 e del 36% per il consumo di energia. Indirizzare questi impatti attraverso uno sviluppo “circolare e neutro sul clima” diventa un aspetto cruciale.

Dagli anni 70’ l’utilizzo di risorse naturali è triplicato, passando dai 26,7 Gton a 84,4 Gton ogni anno, e secondo le previsioni si raggiungerà l’incredibile cifra di 175 Gton entro il 2050.

Ogni anno si utilizzano 92,8 Gton di materiali (37,8 Gton di minerali per edilizia+9.5 Gton di minerali per metalli+16.6 Gton di combustibili fossili+28.7 Gton di biomassa), di questi: 84,4 Gton sono estratti dalla litosfera e 8,4 Gton provengono dal riciclo: solo il 9,1% dell’economia mondiale è circolare e questo provoca un “divario di circolarità” enorme.

Tra il 1900 e il 2010 i materiali utilizzati in costruzioni e infrastrutture ammontano a 792 Gton ; definiti anche “giacimenti” a lungo termine.

Ogni anno si realizzano 36 Gton di nuovi “giacimenti” e se ne demoliscono 14.5 Gton, cioè, si aggiungono 21,5 Gton di “nuovi giacimenti”. Dei 14.5 Gton delle demolizioni solo una piccola parte (circa 1.4 Gton sul totale dei materiali riciclati di 8,4 Gton) viene recuperato”

(1 Gton è uguale a 1 miliardo di tonnellate)

Cioè, nel contesto dell’economia circolare la SNIA di Varedo ha un “valore” perché è un “giacimento” di materiali che può essere recuperato e riciclato, portando un importante beneficio alle politiche che siamo costretti a intraprendere per evitare un cambiamento climatico irreversibile del nostro pianeta e per salvaguardare l’utilizzo delle risorse primarie per le generazioni future.

Il “rendering” di questo scenario alternativo, che non richiede “principi azzurri”, potrebbe essere descritto in questo modo:

  • Un’istituzione pubblica (Comune di Varedo e/o Provincia di Monza e Brianza, e/o consorzio di Comuni) acquisisce all’asta di luglio il “giacimento”.
  • come per i “Piani Cave”, si individuano uno o più operatori interessati allo sfruttamento del “giacimento” per un numero di anni concordato, definendo con essi una convenzione sugli aspetti economici e sulle condizioni di ripristino dell’area a fine mandato.
  • considerando la dimensione e il rilievo ambientale di questo “opificio circolare” verranno ricercati fondi Europei e/o Nazionali per le opere infrastrutturali necessarie e per agevolare gli investimenti degli operatori coinvolti.
  • La “SNIA circolare” potrebbe diventare un sito di riferimento per la produzione di materiali da costruzione riciclati e potrebbe agevolare la circolarità dei numerosi “giacimenti” presenti nelle aree industriali dismesse del Nord Milano.

Alcune considerazioni sullo scenario proposto:

La soluzione “circolare” recupera anche i costi ambientali dei metodi tradizionali di demolizione e costruzione. Quante discariche e cave dovremmo aprire per seppellire le macerie della SNIA? quanti soldi ci costerebbero i trasporti e gli oneri per la discarica di queste macerie?

Occorre andare verso un utilizzo sempre maggiore di aggregati riciclati da Costruzioni & Demolizioni con strumenti di incentivazione normativa e strumenti di penalizzazione del ricorso alle discariche.

Per facilitare questo scenario, inserito a pieno titolo nel tema universale dell’emergenza climatica, la Regione Lombardia dovrebbe legiferare per estendere in modo consistente i C.A.M. (Criteri Ambientali Minimi) previsti per le opere delle Pubbliche Amministrazioni e per le infrastrutture ed inoltre estendere anche ai privati questi requisiti tramite i Regolamenti edilizi Comunali.

Va ricordato che il settore costruzioni in Italia utilizza solo il 10% di materie prime riciclate, mentre i Paesi del Nord Europa ne utilizzano il 90 %!

Una revisione sostanziale delle normative in vigore, nella direzione sopra auspicata, dovrebbe produrre anche un serio ripensamento del Piano Cave, oggi in fase di aggiornamento.

A PROPOSITO DELLA DISCARICA A CIELO APERTO IN STRADA VICINALE VALLETTE A PADERNO DUGNANO.

Vallette è una via storica , riportata nei mappali del 1721, per il collegamento di Dugnano a Monza. (Fonte: “Anno Domini 1721 – Catasto Teresiano e Ducato di Milano a Paderno Dugnano” di Giuseppe Guatelli)

Approfondendo il problema dell’attuale incredibile discarica,  è emerso che  il degrado ambientale di questa via  era  noto, ai vertici dell’Amministrazione Comunale, da diversi anni, e la  soluzione al problema era già stata individuata  nella  Relazione al rendiconto della gestione anno 2015, Allegato 2” che recita testualmente:

 Il Comune di Paderno Dugnano ha attivamente partecipato, unitamente agli altri comuni consorziati con il “Parco di interesse sovraccomunale Grugnotorto Villoresi”, al processo di rafforzamento della salvaguardia del PLIS, perseguendo l’obiettivo della sua trasformazione in parco regionale. Insieme a ciò e attraverso gli uffici consortili, ha sviluppato la possibilità di realizzare opere intercomunali che permettono l’integrazione del reticolo verde comunale con altre aree ed ambiti a verde. E’ il caso della riattivazione e ampliamento di un canale derivatore tra Nova Milanese e Paderno Dugnano. I lavori saranno totalmente finanziati dal Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi e comprenderanno anche la riqualificazione di parte del tracciato campestre esistente a sud della Cava Eges, interessando la via Vallette di Paderno Dugnano e una fascia delle aree della Cava stessa. Essi permetteranno di rivitalizzare un ambito comunale che attualmente vive un forte degrado. Il Consorzio Est Ticino Villoresi ha recentemente avuto dalla Città Metropolitana le risorse necessarie, a suo tempo convenute con Provincia di Milano e sta procedendo con la progettazione esecutiva cui seguirà l’affidamento delle opere.”

 Lo stato della strada Vallette a maggio 2019 risulta evidente nel video pubblicato su questo sito il 9 maggio scorso.  Nei prossimi mesi dovrebbero concludersi i lavori del Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi che sta realizzando, su un lato del canale derivatore, una nuova alzaia alberata dove sarebbe possibile continuare una bella passeggiata dal Lago Nord (passando dalla “Cascina degli Uccelli”, anch’essa censita nel Catasto Teresiano) fino a Nova. Ma con quale spirito ci si appresterà  a fare questo,  se sul lato opposto dell’alzaia ci sarà ancora in bella vista la discarica?

Sorge naturale una domanda per l’attuale Amministrazione Comunale: come è possibile che, con i lavori in fase di completamento e già finanziati nel 2015, la discarica sia ancora nello stato documentato dal video? Quando è prevista (se lo è) la rimozione di tutti questi rifiuti?

vedi anche“Una scoperta inquietante” del 9 maggio 2019

UNA SCOPERTA INQUIETANTE.

Ieri sera , nel corso dell’incontro pubblico con i candidati sindaci organizzato dal Circolo Grugnotorto Legambiente, è stato presentato questo documento filmato sconvolgente:

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=ZvSapUJIy_Q&w=560&h=315]

La testimonianza di una situazione di degrado che in un Comune importante come Paderno Dugnano, inserito in una delle più moderne città metropolitane, nessuno si aspetterebbe. Una discarica a cielo aperto dalle dimensioni imponenti.

Qui non si tratta di comportamenti saltuari scorretti. No, questa è delinquenza reiterata!

Ciò che lascia allibiti è il fatto che la discarica documentata dal video non si è formata negli ultimi giorni, E’ una situazione che evidentemente è presente da molto tempo.

L’area coinvolta è nel territorio del Plis Grugnotorto e rientra, oltretutto, nel varco ecologico 19 un’area dal tessuto ambientale fragile e preziosissimo che andrebbe curato e protetto con grandissima cura, come del resto prevedono le direttive della Città Metropolitana.

Come è possibile che le “guardie volontarie” dell’Ente Parco non si siano accorte di nulla? Nemmeno il G.O.R.  che per l’attività di controllo riceve anche un contributo? E se le segnalazioni sono state fatte, perché questa situazione si è incancrenita fino a questo punto? Di chi la responsabilità di vigilanza, controllo e repressione? Perché non c’è stata nessuna forma di intervento per interrompere la spirale di degrado divenuto così inarrestabile ?

E’ tollerabile questo stato di cose?

Cercheremo le risposte.

ECONOMIA CIRCOLARE

Il Circolo Grugnotorto Legambiente  ha organizzato un incontro pubblico sul tema dell’economia circolare. Non più solo smaltimento dei rifiuti, ma una raccolta differenziata sempre più spinta  per favorire riutilizzo, riparazione e riciclo.

I rifiuti che diventano una risorsa.

Sarà presente un operatore specializzato del settore.

APPUNTAMENTO PER IL 5 FEBBRAIO, ORE 21, SEDE DI QUARTIERE DI CASSINA AMATA – Via Corridori, 21

ECOFESTA 2018

Plastica e carta, ieri 21 ottobre 2018, tra i piedi dei visitatori che, numerosissimi, hanno frequentato la XXI edizione di Ecofesta, presso il Parco Toti.

Plastica e carta, però, a scopo provocatorio e informativo. Era la replica di “La città di plastica 4.0”, su uno tra i più gravi problemi che affliggono l’ambiente.

A divertirsi maggiormente, ancora una volta, i bambini alla scoperta del mondo migliore.

Come alla “Fera de Dugnan” ci hanno fatto compagnia gli amici di “Plastic river” con il loro progetto itinerante lungo i fiumi e i laghi della Lombardia.

Con il Circolo Grugnotorto Legambiente erano presenti anche i compagni d’avventura del CCIRM e del Coordinamento RE3.

Il CCIRM per mantenere i riflettori accesi sulla vicenda delle mitigazioni ambientali “Infrastruttura verde” che arranca molto faticosamente verso una ipotesi di soluzione che andrà valutata.

Il Coordinamento RE3 per informare sulle ragioni del ricorso al T.A.R. finalizzato a  fermare l’edificazione nel parco di Via Dalla Chiesa/Gorizia e sulla raccolta fondi in corso per finanziare le spese legali. Su questa pagina , in alto a destra, è visibile l’aggiornamento sulle somme raccolte.